Rappresentazione narrativa e celebrativa

Una ulteriore forma di rappresentazione del sacro si sviluppa con la pittura di Giotto. L'obiettivo è ora quello di raccontare, di narrare i personaggi e i luoghi della fede. Una funzione prevalentemente didascalica dunque, che tuttavia non sminuisce il valore dell'opera. In un mondo in cui davvero poche sono le persone in grado di leggere, la pittura narrativa rappresenta l'unico, potente mezzo per istruire il popolo attorno ai temi della fede.

In questa prospettiva, possiamo citare gli affreschi nella basilica di San Francesco ad Assisi, attribuiti a Giotto, che raffigurano scene della vita del Santo.

Ma l'esempio tipico di pittura narrativa è forse rappresentato dal Giudizio Universale di Michelangelo, nella Cappella Sistina in Vaticano. Si tratta di un'opera monumentale che oltrepassa il limite della narratività per assumere anche la funzione di arte celebrativa della grandezza e del prestigio della Chiesa di Roma.

Raffaello Sanzio, La disputa del sacramento, XVI secolo, Stanze Vaticane.

Favorita forse proprio dallo spirito della Controriforma, l'arte propone la rappresentazione celebrativa del sacro. Vengono realizzati gruppi marmorei meravigliosi, altari, decorazioni: accanto al valore simbolico o devozionale da parte del fedele, pur raccontando la fede, prevale ora la funzione celebrativa della pittura e soprattutto della scultura del Barocco, con Michelangelo, Bernini, Borromini.

Michelangelo scolpì la Pietà quando non aveva ancora compiuto ventuno anni di età. All'inizio doveva servire come monumento funebre per un illustre cardinale francese, ma poi fu custodita nei palazzi apostolici. È oggi esposta in una cappella della navata destra della Basilica di San Pietro. Nel 1972 subì un attacco vandalico da parte di uno studente australiano di origine ungherese, che la colpì ripetutamente con un martello. La Pietà è considerata una delle più belle sculture del mondo.

Michelangelo Buonarroti, Pietà, XV secolo, Roma, Basilica di San Pietro.