Dicono a Roma
Il diavolo a Santa Sabina
Santa Sabina, sul colle Aventino, è una delle più belle ed antiche basiliche romane.
Una leggenda medievale narra che San Domenico frequentava spesso la basilica per trascorrervi molte ore in preghiera. Un giorno il diavolo volle tentarlo, ma inutilmente. A questo punto, afferrò un sasso e lo scagliò contro il Santo, senza però riuscire a colpirlo.
La pietra del diavolo, un pezzo di basalto nero, è conservata all'interno della basilica e sulla sua superficie sono ancora visibili i segni degli artigli del diavolo.

Diavolo o cardinale?
Nella prima metà del XVII secolo, il cardinale Antonio Barberini incaricò il pittore Guido Reni, molto apprezzato per le sue tele, di realizzare un quadro che rappresentasse l'arcangelo Michele che sottomette il demonio con la spada.
Il pittore confessò la sua difficoltà nel riuscire a esprimere sulla tela la bellezza del volto dell'arcangelo, che non aveva paragoni con i volti più belli tra gli uomini. Un altro cardinale, Giovanni Battista Pamphili, aveva criticato con parole poco garbate l'arte del Reni, il quale decise così di vendicarsi: nel quadro, diede al demonio il volto del cardinale Pamphili, tra l'imbarazzo e la meraviglia di tutti.
E dire che il cardinale Pamphili divenne poi papa con il nome di Innocenzo X...
Santa Cecilia
Nel III secolo, la giovane e nobile romana Cecilia, convertita al Cristianesimo, fu imprigionata e successivamente decapitata.
Il corpo della giovane martire fu sepolto nelle catacombe di San Callisto per essere riesumato, straordinariamente intatto, nell'820, dopo ben seicento anni dalla morte. La salma fu traslata nella chiesa di Santa Cecilia, in Trastevere, sorta nel punto in cui si riteneva sorgesse la casa della giovane romana.
Lo scultore Maderno fu incaricato, agli inizi del 1600, di realizzare una scultura che ritraesse il corpo della santa nella posizione in cui era stato trovato, con le dita delle mani che indicano il numero tre, simbolo della Santissima Trinità.

I figli di madre ignota
Sì, proprio così: figli di madre ignota. Erano i bambini nati per lo più da prostitute che venivano abbandonati dalle proprie madri. I più sfortunati venivano gettati nel Tevere, mentre, per i più fortunati, si aprivano le porte dell'accoglienza caritatevole presso istituti religiosi. In realtà, più che di porte si trattava di ruote: le cosiddette ruote degli esposti.
Istituite nel XII secolo, si diffusero presto in molte città d'Italia. Erano costituite da una semi-botte ruotante al cui interno venivano deposti i neonati. A Roma si può ancora vedere la ruota degli esposti presso l'ospedale di Santo Spirito, non lontano da San Pietro. Al suono di una campanella, la botte veniva fatta ruotare per poter prelevare il bimbo dall'interno dell'ospedale.
A questi neonati veniva spesso dato il cognome Esposito, o Degli Esposti, o simili. Sui documenti anagrafici, venivano registrati come figli di madre ignota o figli di m. ignota, da cui la nota ingiuria...

Il diavolo e il vento
Stendhal riporta una antica leggenda romana. Un giorno, il diavolo e il vento passeggiavano per le strade di Roma. Arrivati nei pressi della Chiesa del Gesù, il diavolo disse al vento: "Aspettami qui, io debbo entrare un attimo in quella chiesa, per sbrigare una faccenda".
Il vento aspettò. Aspettò molto, ma non vide più uscire il diavolo. Cosa era successo? I Gesuiti, con la loro abilità, erano riusciti a convertire il demonio! E il vento? Rimase lì, per sempre, ad aspettarlo. E ancor oggi, nei pressi della Chiesa del Gesù, tira sempre un alito di vento...
"Acqua alle corde!"
L'obelisco di piazza San Pietro ha una storia millenaria. Fu portato a Roma dall'Egitto nel 37 a.C. (l'anno della nascita di Nerone) per essere posizionato nel circo di Caligola, dove restò per ben 1500 anni.
Nel 1586 papa Sisto V incaricò l'architetto Fontana di posizionare l'obelisco al centro della piazza, dove è ancora oggi, ma l'operazione apparve da subito ai limiti dell'impossibile. Si trattava infatti di spostare un monolite di circa 25 metri di altezza per quasi 400 tonnellate di peso, evitando, ovviamente, di mandarlo in frantumi. Si cercarono varie soluzioni. Alla fine fu organizzata una squadra di mille operai, 150 cavalli, un complesso sistema di carrucole e di argani. Gli ordini venivano trasmessi mediante squilli di tromba. Quando però l'obelisco stava per essere innalzato, tutti videro che le corde erano troppo tese e rischiavano di spezzarsi. Fu allora che un marinaio, tra la folla, urlò "Acqua alle corde!". Subito le funi furono bagnate e così poterono resistere alla forte tensione: l'obelisco fu innalzato senza problemi. Papa Sisto chiese al marinaio di chiedere una grazia per il contributo dato: questi domandò il monopolio, per sé e per i propri discendenti, di fornire le palme al Vaticano per l'annuale processione che si svolge per l'appunto nella Domenica delle Palme. Il privilegio fu subito accordato.

La Madonna della neve
È il nome popolare con il quale viene indicata la basilica di Santa Maria Maggiore. Il fatto risale al IV secolo e vede protagonisti papa Liberio e due coniugi del patriziato romano. Tutti avevano fatto lo stesso sogno: la Madonna aveva loro indicato il punto esatto dove sarebbe dovuta sorgere una chiesa a lei dedicata. E il punto sarebbe stato indicato dalla neve. L'indomani ci fu una nevicata a Roma, ma solo sul colle Esquilino, dove, per l'appunto, fu edificata la basilica della Madonna della neve. Una curiosità: era il cinque di agosto, si era in piena estate...
Questa leggenda è raffigurata in un bassorilievo posto sotto l'abside della basilica.
La ruota dell'incoronazione
Nel pavimento della basilica di San Pietro, nella navata centrale poco dopo la porta d'ingresso, è incassato un grande disco di marmo rosso. Si tratta della rota porphyretica, proveniente dalla antica basilica di San Pietro, di epoca costantiniana, su cui sedevano gli imperatori romani per essere incoronati. E su questa "rota" si inginocchiò anche Carlo Magno, la notte del Natale dell'800, per essere incoronato imperatore da papa Leone.
Solo un'illusione...
Chi percorre via Piccolomini può assistere a un interessante fenomeno ottico: sullo sfondo, a distanza ravvicinata, appare in tutta la sua imponenza la cupola di San Pietro.
Ma la sorpresa non finisce qui: più si avanza, più la cupola sembra allontanarsi...
Il presepe più antico
Nella basilica di Santa Maria Maggiore si trova il presepe più antico del mondo.
Si tratta di una serie di otto statuette scolpite che rappresentano la Natività. L'autore, il fiorentino Arnolfo di Cambio le realizzò sul finire del Duecento dietro richiesta di papa Niccolò V, francescano, e dunque legato al mistero della Natività.
Il presepe fu inizialmente collocato in una grotta chiamata, appunto, la Cappella del Presepe; successivamente, in occasione di interventi di restauro della basilica, fu trasferito nella cripta, danneggiandosi durante le operazioni di trasloco.
Le otto statuette rappresentano Gesù, Maria, Giuseppe, il bue, l'asinello e i tre Magi.
